Il bambino era pallido come uno spettro. Un fantasma. Una figura incorporea che sarebbe svanita nel nulla. Aveva i capelli chiari come la luce della luna, finissimi e dritti e la pelle lattea, di una trasparenza opaca come la cera. Era talmente biondo che da lontano sembrava privo di ciglia e di sopracciglia e questo accentuava il suo aspetto evanescente
“Miao?” disse.
“Ciao Conor”, rispose James. “Perché non entri?”
“Miao?”
Così comincia l’ultimo romanzo di Torey Hayden, un affascinante studio sulle interazioni familiari, sui disturbi emotivi, e in ultima analisi, sulla creatività.
Conor, nove anni, arriva nella stanza per la terapia del gioco dello psichiatra infantile James Innes con una diagnosi di autismo. Sua madre, Laura, una scrittrice enigmatica e distaccata non riesce a gestirlo. Il padre, proprietario di un ranch troppo preso dal fatto di divorziare da Laura, non ha la sensazione che Conor abbia davvero qualcosa che non va.
La sorellina Morgana, di sei anni, invece insiste che lui vede davvero i fantasmi.
Note dell’autrice
TOREY dice che anche se la storia è completamente inventata, l’ha scritta per esplorare la propria esperienza con la creatività. Da bambina aveva una fantasia molto vivida che si attivava in modo molto simile a come succede a Laura nella scena del libro e che è continuata ben oltre i vent’anni. Dice anche che, come Laura “da adolescente “faceva impazzire” la gente inventando scenari e personaggi e “mettendoli alla prova” nella vita vera per vedere se erano realistici.
IL GATTO MECCANICO non è stato accettato per la pubblicazione in inglese. Nel rifiutare il romanzo, il suo editore le ha detto che la ragione è che il libro non rientrava in nessuno genere letterario esistente. In effetti è stato descritto come “troppo romanzo” Per cui, il libro ha avuto il suo debutto mondiale in Svezia, seguito una settimana dopo dall’edizione italiana e da quella finlandese. In tutti e tre i paesi è diventato un best seller. Il libro verrà anche pubblicato in giapponese nel settembre 2000.